venerdì, settembre 29, 2006

IL FERRARIS NON SI TOCCA!


Il nano braccine corte ha detto a chiare lettere che è ridicolo provare affetto, attaccamento per il Ferraris (u campu do Zena).
Ha detto che bisogna guardare avanti, che il futuro è un nuovo stadio(a trasta?)e che presto sarà fatto.
Bene i genoani sono daccordo.
Naturalmente tutto a spese della ciclistica ospite dal '46 e chiaramente il Ferraris non si tocca.
Preziosi ha risposto che se tra 2 conviventi 1 vuole andarsene, l'altro non può che esserne felice...staremo più larghi.
Non si dovrà disinfestare più.
Avremo seggiolini rossoblu e la scritta a caratteri cubitali
Genoa Cricket and Football Club in tribuna...che figata.
e le rumente in gabbia!!!
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domenica, settembre 24, 2006

Cannavaro e le flebo...

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IERI LA NORD E' TORNATA A RUGGIRE!!!


Genoa, solo per te la mia canzone vola,
Genoa, sarai con me, tu non sarai più solo!
Quanto ti voglio bene!
Queste parole d'amore
che ti sospira il mio cuore
forse non s'usano più,
Genoa, ma la canzone mia più bella sei tu!
Sei tu la vita e per la vita non ti lascio mai più!
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giovedì, settembre 21, 2006

IL TARLO CHE RODE I CACIRRO BOYS...

De cacirribus [dal muro dei grifoni]
di Elwood Blues 2006 09 21


I cacirri si sentono tanto superiori a noi e su un piedistallo tale che sentono il bisogno di inventarsi qualche cosa per controbattere questioni storiche e di tifo in modi risibili e, quindi, perfettamente compatibili con la loro condizione mentale: in riferimento a questa è notorio che il loro unico neurone si senta nella medesima situazione della particella di sodio in acqua lete, intorno a lui il nulla. Hanno tristemente iniziato a copiare i bollini delle targhe fin dalla prima era Scoglio, fino ad arrivare a fare adesivi tristissimi di risposta a nostri “simboli”o volti al tentativo di uno squallore pari solo alla loro maglia di sentirsi parte della storia di Genova o di avere comunque un riferimento alla città. Come spiegare, altrimenti, la scritta “preferisco la mussa” in risposta al nostro belin? Beh, qualcuno dovrebbe oro spiegare (e mi arrogo il diritto di farlo io..qualche buona azione aiuta a conquistare il paradiso..) che belin (la cui pronuncia del vocabolo da parte loro è del tutto particolare visto il calcare della consonante finale, indice di genovesità estrema..) non è l'organo genitale maschile e basta, come loro ritengono, bensì un intercalare caratteristico di questa nostra città che prescinde dal significato intrinseco. Il belin per il genovese è un simbolo e non è il belino con il quale Ruzzolo vi trastulla le posteriora, spacciandovi per campioni dei giocatori presi al supermercato come pacchi.
Quindi, anche la vostra risposta da genovesi purosangue deve essere intesa, vorrei sperare, in senso lato, ed avere un significato del tipo “preferisco la bugia” che, altrettanto naturalmente, deve leggersi come un rigurgito di dignità da parte vostra allorché proponete questione sul vostro legame con la città. Una mussa, appunto. E che dire del mirabile slogan che si legge sui caschi di coloro che immancabilmente viene voglia di mandare in gita laddove alle terga viene dedicata un'attenzione particolare (non certo per aver adibito il loro copricapo protettivo a latrina ambulante, anche se sarebbe già sufficiente), ma perché, sarà un caso, fanno parte della categoria degli imbranati che ogni volta o ti fanno perdere tempo o rischiano di farti imbelinare (chiedo scusa ai cacirri che non capiranno il verbo), consistente nell'intelligentissimo “se scrive zena se leze s…”. A parte la frase, coniata probabilmente scroccando qualche nozione di lingua madre da Feltrinelli durante l'ora di pranzo, nozione appresa dai vocabolari ivi esposti per la vendita, quel che fa ridere è il fatto che a questi rode il retto in modo incalcolabile per il fatto di avere un nome frutto di una sorta di crasi malriuscita dei nomi di due tristi realtà del calcio periferico ante seconda guerra mondiale. Sembra il nome di una pianta carnivora o di un vegetale (come il loro status naturale, del resto) esposto all'Euroflora e non quello di una squadra di calcio. Perfino il Trabzonspor ha un appellativo certamente meno ridicolo. E che dire della giustificazione per la loro maglia, al di là delle palesi analogie con realtà di sport certamenti diversi dall'attività pedatoria (meglio pedalatoria), che molti di loro pronunciano messi di fronte alla realtà di un accostamento di colori quantomeno azzardato. Essi dicono “è unica”, non come la vostra. Beh, sapete, è vero che la nostra vanta innumerevoli tentativi di imitazione e, quindi, è vero, non è unica. Però è anche vero che, per fare un banale esempio, se io andassi in giro con una merda in testa, sarei unico, ma non significa che sarei furbo o che la stessa costituirebbe un avanzamento dal punto di vista estetico. De gustibus non disputatur est. Scusate, cacirri, è latino, non genovese. Il vocabolario da consultare è un altro..Bene, la lunga premessa è comunque volta a chiarire lo striscione apparso ieri sul nostro campo durante la settimanale ospitata della squadra di quartiere. Non intendo rispondere allo stesso, perché non ne vale la pena, vista lapochezza delle argomentazioni, ma solo sottolineare ancora una volta la presenza nelle adipose posteriora dei pochi intimi presenti ieri allo stadio (detraiamo gli abbonamenti omaggio e i posti dei consiglieri comunali) del solito tarlo che li rode. Cri..Cri..Cri.. Mi spiace, sarete sempre ospiti, non c'è niente da fare. Andate da Ruzzolo e dal signore con le U nel cognome a farvi fare uno stadio nuovo, magari fuori dalla cinta cittadina, così, da un lato, potrete vantare la bellezza del vostro impianto, e, dall'altro, potrete risolvere finalmente un problema altrimenti irresolubile e potrete urlare a squarciagola “ Scarpino è solo blucerchiata” (come se non lo fosse già). E magari potrete coniare una nuova lingua fatta di suoni gutturali con la quale contraddistinguervi in modo da vivere, finalmente una realtà vostra. Io ve lo auguro, di cuore, ma per il momento, finché ciò non succederà, continuate così, vi prego. Siete una fonte inesauribile di divertimento. E, comunque, salutatemi il tarlo. Cri..cri..cri…

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GRANDE ELWOOD!
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GIAN PIERO GASPERINI

da il giornale
«STILE GASPERINI» ESEMPIO PER LA CITTÀ
DICHIARAZIONE
D’AMORE
Massimiliano Lussana

Lo so,ho già scritto una rticolo simile, il 29 agostoper
la precisione. Si intitolava «Un calcio ai musoni» ed
era l’elogio del calcio e dell’umanità di Gian Piero
Gasperini. Un articolo che, solo apparentemente, parlava
di sport. Ma in realtà cercava di raccontare in un modo
diverso Genova, il modo di avvicinarsi ai problemi, di approcciarsi
alla realtà,di affrontare la vita. Pensavo che Gasperini e il suo modo
divivere potessero essere un esempio
perGenova, per uscire dalle secche del mugugno fisso, dei
soliti noti che si ritrovano ovunque, di una città che si sta
suicidando e che nemmeno se ne accorge.Ilsorriso,l’assoluta mancanza di
arroganza,le buone maniere,il gioco del
calcio secondo Gasperini possono essere una metafora di
cosa può diventare questa città.Se solo lo vogliamo.
E allora che motivo c’è per tornare sull’argomento? E
perdi più all’indomani dellaprimasconfitta stagionale del
Genoa in una partita ufficiale? Il motivo è proprio questo:
la prima sconfitta.
Credo che quando si fa una dichiarazione d’amore, la si
fa per sempre.Non lasciandosi condizionare da una singola
giornata. Mia moglie mi perdonerà (spero, almeno) per
lo spericolato paragone con Gasperini:mala amo allo stesso modo se
mette i pantaloni, se indossa la gonna, se veste
in lungo da sera o se esce con una maglietta. E la amo
come e più del primo giorno che l’ho incontrata. Anche se
ovviamente capita di litigare. Mi scuso con i lettori se ho
dedicato tre righe ai fatti miei edi Loredana,ma trovo che
non ci fosse nessun altro paragone così calzante:credo che
Gasperini e quello che Gasperini rappresenta vadano amati
al di là della sconfitta del Genoa di martedì sera. Anzi, se
possibile, di più.
Perchè Gasperini ha dimostrato non solo di saper vincere,
mettendo in mostra il più bel gioco del calcio che mi
ricordi negli ultimi anni,ma anche di saper perdere.Senza
prendersela con il destino cinico e baro,conl’arbitro, con i
giornalisti cattivi,con varie ed eventuali.E il suo volto sereno,
il suo sorriso imperturbabile, la sua calma che sfodera
anche in panchina,anche durante la partita, la sua educazione
assoluta, sono certamente un valore. Per il calcio,
per il Genoae per Genova.
Certo, io sono romanista. Certo, io sono «equivicino» a
zampettoria, Genoa e spussia e spero che vincano sempre
tutte. Certo, capisco che martedì sera un tifoso rossoblù
avrebbe preferito avere tre o anche un solo punto in classifica
in più e un tecnico che fa giocare peggio la squadra o
un po’ meno sereno. Ne ho visti e sentiti alcuni, anche in
tribuna stampa,già urlare,mugugnare,dire che igiocatori
devono tirare la palla in tribuna e non attaccare fino
all’ultimo.È gente che,a mio parere,capisce poco di calcio
e pochissimo di vita; è la fotografia della vecchia Genova.
Ma il punto è proprio qui:Gasperini può essere un valore
per Genova, proprio perchè i suoi pregi vanno al di là del
calcio.Riguardano la sfera della convivenza civile,dei rapporti
umani, della voglia di cambiare situazioni incrostate
e immutabili. Anzi, «presunte immutabili», verrebbe da
dire.Visto che Gasperini,anche solo nel calcio,quelle situazioni
le ha toccate.E le ricadute benefiche sono a cascata:
sabato pomeriggio era un piacere vedere i bimbi giocare
allo stadio nello spazio appositamente studiato per loro;ed
è bello sentire anche i nuovi toni di Enrico Preziosi. Da
queste colonne ed io personalmente, non gli abbiamo mai
risparmiato nulla.Ma vederlo meno aggressivo e più dialogante,
più sorridente e meno polemico a volte a prescindere,
è un altro segno che,a Genova qualcosa sta cambiando
in meglio.
Il sorriso. Gasperini.
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martedì, settembre 12, 2006

era il lontano 1998 e Elio cantava...

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domenica, settembre 10, 2006

FACCIAMOCI DUE RISATE CHE FA BENE ALLA SALUTE

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IMPORTANTE!

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venerdì, settembre 08, 2006

N O A L S A B A T O!!!!!!!!!!

NO CALCIO AL SABATO!!!!
BASTA CALCIO MODERNO!!!!
VOGLIAMO VEDERE IL GRIFONE ALLO
STADIO!!!
ABBIAMO FATTO L'ABBONAMENTO
E NON POSSIAMO VEDERE IL NOSTRO GENOA GRAZIE ALLA LEGA DI MERDA!!!!
LEGA AFFANCULO!!!!
LEGA ITALIANA FIGLI DI PUTTANA!!!!
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7 SETTEMBRE 1893





INIZIA LA STORIA DEL CALCIO!
DAI GRIFONE!!!
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mercoledì, settembre 06, 2006

IL FERRARIS E' U CAMPO DO ZENA


I MULTICOLORS DEVONO LEVARE LE TENDE

Vorrei ricordare ai DELEGAZIONISTI CACIRRI che quando il loro CAPO BRACCINE MONCHE parlò di un nuovo stadio, il TRASTASTADIUM appunto, si eccitarono dalla contentezza , com'è nel tipico stile zuzzuriano, tant'e' vero che la battaglia per mantenere gli stessi posti in gradinata la facemmo solo noiGENOANI, e visto che quella volta agimmo uniti VINCEMMO NOI!
Quindi giu' le mani dal TEMPIO DELLA STORIA DEL CALCIO!

E SAPPIATE che siete e sarete OSPITI in eterno.
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martedì, settembre 05, 2006

PASTICCA NERO AZZURRA

da L'espresso di Alessandro Gilioli

Pillole nel caffè.
Che Herrera dava ai giocatori.
Molti dei quali sono morti.
Un ex racconta il doping della Grande Inter.
E chiama in aula tutti i campioni di allora colloquio con Ferruccio Mazzola
---
Sono campioni che hanno fatto la storia del calcio italiano quelli che passeranno, uno dopo l'altro, in un'aula del tribunale di Roma a parlare di doping. Come Giacinto Facchetti, splendido terzino sinistro e oggi presidente dell'Inter; o come Sandro Mazzola, Mariolino Corso, Luis Suarez. E ancora: Tarcisio Burnich, Gianfranco Bedin, Angelo Domenghini, Aristide Guarneri. Tutti chiamati a testimoniare da un loro compagno di squadra di allora, Ferruccio Mazzola, fratello minore di Sandro, che vuole sentire dalla loro voce - e sotto giuramento - la verità su quella Grande Inter che negli anni '60 vinse in Italia e nel mondo. Non l'ho cercato io, questo processo: mi ci hanno tirato dentro. Ma adesso deve venire fuori tutto, dice Ferruccio.
A che cosa si riferisce, Mazzola?
Sono stato in quell'Inter anch'io, anche se ho giocato poco come titolare. Ho vissuto in prima persona le pratiche a cui erano sottoposti i calciatori. Ho visto l'allenatore, Helenio Herrera, che dava le pasticche da mettere sotto la lingua. Le sperimentava sulle riserve (io ero spesso tra quelle) e poi le dava anche ai titolari. Qualcuno le prendeva, qualcuno le sputava di nascosto. Fu mio fratello Sandro a dirmi: se non vuoi mandarla giù, vai in bagno e buttala via. Così facevano in molti. Poi però un giorno Herrera si accorse che le sputavamo, allora si mise a scioglierle nel caffè. Da quel giorno "il caffè" di Herrera divenne una prassi all'Inter.
Cosa c'era in quelle pasticche?
Con certezza non lo so, ma credo fossero anfetamine. Una volta dopo quel caffè, era un Como-Inter del 1967, sono stato tre giorni e tre notti in uno stato di allucinazione totale, come un epilettico. Oggi tutti negano, incredibilmente.
Perfino Sandro....
Suo fratello?
Sì. Sandro e io, da quando ho deciso di tirare fuori questa storia, non ci parliamo più. Lui dice che i panni sporchi si lavano in famiglia. Io invece credo che sia giusto dirle queste cose, anche per i miei compagni di allora che si sono ammalati e magari ci hanno lasciato la pelle.
Tanti, troppi....
A chi si riferisce?
Il primo è stato Armando Picchi, il capitano di quella squadra, morto a 36 anni di tumore alla colonna vertebrale.
Poi è stato il turno di Marcello Giusti, che giocava nelle riserve, ucciso da un cancro al cervello alla fine degli anni '90.
Carlo Tagnin, uno che le pasticche non le rifiutava mai perché non era un fuoriclasse e voleva allungarsi la carriera correndo come un ragazzino, è morto di osteosarcoma nel 2000.
Mauro Bicicli se n'è andato nel 2001 per un tumore al fegato.
Ferdinando Miniussi, il portiere di riserva, è morto nel 2002 per una cirrosi epatica evoluta da epatite C.
Enea Masiero, all'Inter tra il '55 e il '64, sta facendo la chemioterapia.
Pino Longoni, che è passato per le giovanili dell'Inter prima di andare alla Fiorentina, ha una vasculopatia ed è su una sedia a rotelle, senza speranze di guarigione....
A parte Picchi e forse Tagnin, gli altri sono nomi meno noti rispetto ai grandi campioni.
Perché le riserve ne prendevano di più, di quelle pasticchette bianche.
Gliel'ho detto, noi panchinari facevamo da cavie.
Ne ho parlato per la prima volta qualche mese fa nella mia autobiografia ("Il terzo incomodo", scritto con Fabrizio Càlzia, Bradipolibri 2004, ndr), che ha portato al processo di Roma.
Perché?
Perché dopo la pubblicazione di quel libro mi è arrivata la querela per diffamazione firmata da Facchetti, nella sua qualità di presidente dell'Inter.
Vogliono andare davanti al giudice? Benissimo: il 19 novembre ci sarà la seconda udienza e chiederemo che tutti i giocatori della squadra di allora, intendo dire quelli che sono ancora vivi, vengano in tribunale a testimoniare.
Voglio vedere se sotto giuramento avranno il coraggio di non dire la verità.
Ma lei di Facchetti non era amico?
Sì, ma lasciamo perdere Facchetti, non voglio dire niente su di lui.
Sarebbero cose troppo pesanti.
Pensa che dal dibattimento uscirà un'immagine diversa dell'Inter vincente di quegli anni?
Non lo so, non mi interessa. Se avessi voluto davvero fare del male all'Inter, in quel libro avrei scritto anche tante altre cose.
Avrei parlato delle partite truccate e degli arbitri comprati, specie nelle coppe. Invece ho lasciato perdere....
Ma era solo nell'Inter che ci si dopava in quegli anni?
Certo che no. Io sono stato anche nella Fiorentina e nella Lazio, quindi posso parlare direttamente anche di quelle esperienze.
A Firenze, il sabato mattina, passavano o il massaggiatore o il medico sociale e ci facevano fare delle flebo, le stesse di cui parlava Bruno Beatrice a sua moglie. Io ero in camera con Giancarlo De Sisti e le prendevamo insieme. Non che fossero obbligatorie, ma chi non le prendeva poi difficilmente giocava.
Di quella squadra, ormai si sa, oltre a Bruno Beatrice sono morti Ugo Ferrante (arresto cardiaco nel 2003) e Nello Saltutti (carcinoma nel 2004).
Altri hanno avuto malattie gravissime, come Mimmo Caso, Massimo Mattolini, lo stesso De Sisti....
De Sisti smentisce di essersi dopato.
"Picchio" in televisione dice una cosa, quando siamo fuori insieme a fumare una sigaretta ne dice un'altra....
E alla Lazio?
Lì ci davano il Villescon, un farmaco che non faceva sentire la fatica. Arrivava direttamente dalla farmacia. Roba che ti faceva andare come un treno.
Altre squadre?
Quando Herrera passò alla Roma, portò gli stessi metodi che aveva usato all'Inter. Di che cosa pensa che sia morto il centravanti giallorosso Giuliano Taccola, a 26 anni, durante una trasferta a Cagliari, nel '69?.
Ma secondo lei perché ancora adesso nessuno parlerebbe?
Ormai sono - siete - tutti uomini di sessant'anni...
Quelli che stanno ancora nel calcio non vogliono esporsi, hanno paura di rimanere tagliati fuori dal giro. Sono tutti legati a un sistema, non vogliono perdere i loro privilegi, andare in tv, e così via.
Prenda mio fratello: è stato trattato malissimo dall'Inter, l'hanno cacciato via in una maniera orrenda e gli hanno perfino tolto la tessera onoraria per entrare a San Siro, ma lui ha lo stesso paura di inimicarsi i dirigenti nerazzurri e ne parla sempre benissimo in tv.
Mariolino Corso, uno che pure ha avuto gravi problemi cardiaci proprio per quelle pasticchette, va in giro a dire che non mi conosce nemmeno.
Anche Angelillo, che è stato malissimo al cuore, non vuole dire niente: sa, lui lavora ancora come osservatore per l'Inter.
A parlare di quegli anni sono solo i parenti di chi se n'è andato, come Gabriella Beatrice o Alessio Saltutti, il figlio di Nello. È con loro che, grazie all'avvocato della signora Beatrice, Odo Lombardo, ora sta nascendo un'associazione di vittime del doping nel calcio.
Certo, se un grande campione come suo fratello fosse dalla vostra parte, la vostra battaglia avrebbe un testimonial straordinario...
Per dirla chiaramente, Sandro non ha le palle per fare una cosa così.
E oggi secondo lei il doping c'è ancora?
Sì, soprattutto nei campionati dilettanti, dove non esistono controlli: lì si bombano come bestie. Quello che più mi fa male però sono i ragazzini....
I ragazzini?
Ormai iniziano a dare pillole e beveroni a partire dai 14-15 anni. Io lavoro con la squadra della Borghesiana, a Roma, dove gioca anche mio figlio Michele, e dico sempre ai ragazzi di stare attenti anche al tè caldo, se non sanno cosa c'è dentro.
Ho fatto anche una deposizione per il tribunale dei minori di Milano: stanno arrivando decine di denunce di padri e madri i cui figli prendono roba strana, magari corrono come dei matti in campo e poi si addormentano sul banco il giorno dopo, a scuola.
Ecco, è per loro che io sto tirando fuori tutto.
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venerdì, settembre 01, 2006

Da IL GIORNALE

Il Genoa chiude il mercato investendo più di tutti - di Diego Pistacchi -


Non ci fosse l'esperienza dell'Inter a frenare i facili entusiasmi, il calciomercato consegnerebbe di diritto al Genoa i migliori pronostici per il campionato di serie B. La quantità di investimenti fatti dal presidente Enrico Preziosi mette infatti in riga tutti gli altri club. Persino i più quotati, come La Juventus, il Napoli, il Bologna, o il Lecce (reggendo addirittura il confronto anche con la serie A, dove solo tre società hanno speso di più). E se i bianconeri restano uno squadrone pur con 63, 7 milioni di euro in attivo, grazie alle inevitabili cessioni dei pezzi pregiati, le altre «grandi» della cadetteria (Napoli in testa, essendo neopromossa come il Genoa) erano comunque attese a una serie di scambi da cui uscire decisamente rinforzate, visto anche il livello del campionato e il numero delle pretendenti alla promozione. Invece a conti fatti il Genoa ha un passivo tra acquisti e cessioni di 13,5 milioni, ben 5,5 più degli azzurri. Bologna e Lecce chiudono addirittura con un saldo attivo (rispettivamente di 1 e 4, 3 milioni) mentre bisogna guardare al Rimini per trovare la terza società che ha speso di più in questi mesi di trattative, chiudendo con un - 5,9 milioni. La Sampdoria invece conferma la sua scelta di non eccedere con gli investimenti, se non a fronte di preventive cessioni. I blucerchiati infatti hanno chiuso il mercato con un saldo attivo di un milione di euro perché la società di Corte Lambruschini non ha speso per intero i 6.5 milioni incassati in prevalenza dalle cessioni di Diana, Pisano e Tonetto.Tornando al Genoa, i soldi spesi per l'attaccante Lucho Figueroa hanno fatto lievitare parecchio i passivi, ma gli acquisti dei rossoblù sono stati diversi. Il presidente Enrico Preziosi è più volte intervenuto fin dall'inizio del mercato estivo per trattare con i club proprietari dei cartellini. Una strategia che se assicurava l'acquisto degli obiettivi di «prima scelta», ma anche la necessità di battere la concorrenza accettando le richieste economiche di chi vendeva. Non solo. Già dopo le prime settimane di preparazione, l'allenatore Gian Piero Gasperini ha comunicato al presidente le sue decisioni relative ai giocatori che aveva a disposizione. Alcuni di quelli già acquistati non rientravano nei piani del mister, che si è trovato a presentare una nuova «lista della spesa». Così, a parte il caso di Massimo Paci, richiestissimo da mezza serie A e alla fine ceduto al Parma, i dirigenti rossoblù si sono trovati nella difficile situazione di dover offrire spesso a costo zero gli elementi di troppo nella rosa. Ieri intanto, nelle ultime ore di mercato, Fusco è stato ceduto al Crotone e Zaniolo è andato a rinforzare la Cisco Roma di Paolo Di Canio. Lasciano il Genoa anche Rios (alla Reggina), Rimoldi e Ambrogioni, mentre è arrivata la firma che lega al Genoa il difensore Gaetano De Rosa, ultimi due anni in serie A con la Reggina. Arriva anche Thiago Felipe do Santos Pires, difensore portoghese della nazionale under 20.Dati alla mano, prima delle ultimissime operazioni, solo la Fiorentina ( -24,9 milioni) che deve rimontare una maxi penalizzazione la solita Inter (-22,8 milioni) e la Lazio (-18,9 milioni) in tutta Italia, avevano speso più del Genoa.
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IL GENOA S'ARRANGI!

Quel processo farsa al Genoa che Rossi deve cancellare



di Xavier Jacobelli


Fra le molte dichiarazioni rilasciate ieri dal Professor Rossi, ce n’è una che vale più di tutte:

“La giustizia sportiva? Ha dimostrato di avere qualche punto di riferimento estremamente ambiguo”. Parole sante. Dentro quell’aggettivo sono racchiuse tutte le contraddizioni di una rivoluzione che non si è ancora compiuta e che ha giudicato in secondo grado gli imputati di Calciopoli con la Corte Federale e il Procuratore Federale nominati durante il regime di Carraro. Curiosamente, Carraro è stato assolto e ora punta pure a farsi togliere la multa di 70 mila euro. Carraro è nel mirino dei magistrati genovesi insieme con l’ex segretario generale della Federcalcio, Francesco Ghirelli. S’indaga nel campo del presunto falso ideologico in atto pubblico. La vicenda si riferisce alla sentenza di condanna del Genoa davanti alla Caf, emessa nell’agosto 2005 e preconfezionata prima ancora che il dibattimento si iniziasse. Chi gliela restituisce, la giustizia al Genoa e ai genoani, sbattuti in serie C?
Se il metro di Calciopoli fosse lo stesso usato per il Grifone, altro che patteggiamenti con l’arbitrato del Coni per evitare il ricorso al Tar. Invece no.
Il Genoa s’arrangi: è tornato in B fra stenti e sofferenze inenarrabili.
Il minimo cui avrebbe diritto sarebbe un altro processo.
Serio, vero, giusto.
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