martedì, ottobre 09, 2007

NON È DA GENOANI ESALTARSI OGGI

dal Giornale.it

Non si tratta di essere pessimisti. Si tratta di essere genoani.
E non nel senso che prima o poi la sfiga verrà, piantiamola con 'ste cose.
Nel senso che oggi andare a strombazzare qua e là significa non essere genoani.
Non i genoani di Firenze e dell'Anfield Road, di Pizzighettone e del quarto posto, della fontana di De Ferrari e della Caf.
Ma a Modena, quello striscione Solo chi soffre impara ad amare, noi soffriamo, ti amiamo e con te torneremo grandi era solo un vezzo poetico?
Se quelle parole erano vere (e garantisco per migliaia di genoani che lo erano, anzi, lo sono) perché scaldarsi tanto se ci stiamo preparando alla maturità con l'obiettivo di evitare le angosce da notte prima degli esami?
In fondo questo sta facendo il Genoa. Sta studiando, imparando dagli errori.
Sta mettendo voti alti sul registro, sapendo che ogni tanto qualche cinque si dovrà pur prendere, probabilmente già dalla prossima interrogazione.
Mica siamo secchioncelli perfettini.
Non siamo i primi della classe, e neppure i quinti se è per quello.
Poi, dico la verità, spero di essere smentito a fine campionato, visto che non ci tengo ad iscrivermi al partito sempre troppo affollato di quelli che io l'avevo detto.
Ma esaltarci adesso significa dar ragione a tutti quelli che si stupiscono, dar ragione a chi si sorprende se il Genoa gioca bene, dar ragione a chi ha sempre detto che la serie A è un'altra cosa, dar ragione a chi ripete che il Genoa gioca col cuore e tutti gli altri con la tecnica sopraffina. Se la partita di domenica, o quella di Napoli, o ancora prima quella con l'Udinese fosse accidentalmente andata come quella col Livorno saremmo qui ad ascoltare le solite pappardelle di quelli che sanno tutto di calcio e che, davanti allo stesso Genoa, avrebbero vaticinato tremende sciagure.
Ma appunto, questo ci può stare da parte di chi conosce il Genoa per sentito dire, o per i tre minuti di immagini in tv la domenica sera ogni tanto.
Piuttosto, se un'eccezione si può fare, capisco un ragazzo di diciott'anni che in prima asilo era andato con la maglietta di Skhuravy, fiero di aver battuto la Juve e di essere in Europa, ma che già se l'era sentita menare dal cuginetto che aveva vinto il suo scudetto.
E che da allora non ha mai smesso di sentirsela menare: lui sì, ha ragione.
Oggi, domani e per tre-settimane-tre come minimo, vada a cercare i cuginetti dell'asilo.
Lui ne ha diritto."
Diego Pistacchi - martedì 09 ottobre 2007,07:00 •
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